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Il mio Challenge Roth

Inserito da mbell1957 il 14/07/2015 alle 19:34 nella sezione triathlon

Quando, alcuni anni fa, decisi di voler tentare un Ironman, scelsi Roth.

Perché proprio Roth? Perché, valutati i percorsi di molti Ironman, ritenni che fosse l’unico o quasi che avrei mai potuto fare perché era l’unico in cui potevo avere qualche possibilità di uscire vivo dal nuoto.

Io, è cosa nota, sono un pessimo nuotatore ma, soprattutto, non sono a mio agio negli spazi aperti o in condizioni di acque mosse. E invece a Roth si nuota in un canale, come una lunga piscina dove si fa un’andata e un ritorno.

Si parte in batterie di 200-250 alla volta e non c’è la bagarre tipica di molte partenze a nuoto.

La prima volta a Roth è stato nel 2010. Nuotai per circa due chilometri e mezzo e poi mi fermai. L’anno dopo andò anche peggio: ansia subito in partenza, sensazione di freddo, agitazione … e non feci neppure cento metri.

E per un paio d’anni lasciai perdere. Poi nel 2013, fatte un po’ di gare in acque libere, decisi di riprovare e riuscii a iscrivermi per l’edizione del trentennale. L’anno scorso, per la terza volta al via, completai la frazione nuoto senza problemi salvo poi fermarmi dopo circa 92-93km in bici. Faceva molto caldo, avevo crampi e male ai piedi e venivo da un infortunio rimediato a inizio maggio in un duathlon sprint che mi aveva impedito di correre per oltre un mese e quindi di rifinire l’allenamento.

Ma, nonostante il ritiro, ero ugualmente molto contento. E non ho avuto esitazione alcuna a iscrivermi nuovamente per l’edizione di quest’anno, perché, oltre alla frazione SWIM alla mia portata, Roth ti affascina per l’ambiente. Il tifo durante tutta la frazione a nuoto, la salita in bici al Kalvarienberg e, soprattutto, al Solarberg (avete presente salire lo Stelvio al Giro d’Italia ?) valgono da soli il prezzo dell’iscrizione.

Quest’anno ho curato molto di più la preparazione. Sono ripartito da zero, dopo quasi due mesi di stop per un intervento alla gamba, a novembre.
Da Gennaio ho percorso oltre 3500km in bici, 1100km a piedi e 250 a nuoto.
Sveglia alle 5:30 tre / quattro volte a settimana per andare in Piscina prima di andare in ufficio. Corsa o MTB la sera dopo l’ufficio, bici il sabato e la domenica.
Ho evitato di fare gare brevi e veloci per non incappare in infortuni. Ho privilegiato allenamenti medio/lunghi ad andature non troppo sostenute, cercando sempre di non sconfinare nell’anaerobico.

Eppure, nonostante tutte queste attenzioni, ho commesso un errore fondamentale.

Domenica nel pre-gara ero, come al solito, agitato. Avevo dormito meno di due ore e la sveglia alle 3:30 non aveva giovato.

Alla partenza della frazione SWIM sono rimasto nelle retrovie. Ho avuto un attimo di ansia perché non riuscivo a rompere il fiato. Poi mi sono assestato e ho nuotato gli oltre 4000m (Garmin dixit) in 1h33’ che, per me, è un tempo da squalo.
T1 in poco più di 3’30” e via in bici.
Il primo giro è andato via liscio: andavo a una media tra 26 e 27kmh e avevo una proiezione finale abbastanza sotto le 7h.
Poi contemporaneamente ho cominciato ad avere male ai piedi ed è salito il vento. Quasi 100km con vento a raffiche di lato o contrario da qualsiasi parte fossimo diretti.
E portare a termine la frazione BIKE non è stato semplice.
Sono arrivato in T2 dopo 7h18 in buon anticipo rispetto alla tabella di marcia che mi ero riproposto.
Ma come ho messo i piedi a terra ho capito subito che qualcosa non andava.
Il dolore ai piedi che avevo cercato di ignorare, a fatica, in bici era oramai lancinante.
Decido lo stesso di proseguire ed esco dal T2 in poco meno di 5’.
Tento di correre ma i piedi fanno troppo male. E anche di camminare non c’è verso.
Faccio un rapido calcolo e valuto in oltre 7ore il tempo necessario, ammesso che ci si riesca, per fare i 42km. E decido di fermarmi.

Non sono arrabbiato per essermi fermato. Sono ovviamente deluso perché preparare questa gara ha implicato molta fatica, molti sacrifici e molto tempo rubato agli affetti e ad altre cose. Non penso di aver sbagliato conduzione di gara e anche la decisione di fermarmi penso sia stata corretta.

Qualcuno mi ha scritto “NO PAIN – NO GAIN”. E’ vero, però io credo che le parole abbiano un senso … ma qui rischiamo di addentrarci in un ginepraio di etica e filosofia dello sport che lascio volentieri per altre occasioni.

Sono invece molto arrabbiato con me stesso perché l’errore fondamentale non l’ho fatto in gara ma nei lunghi mesi prima della gara. Ovvero quando, ignorando alcuni segnali del corpo (ad esempio il frequente problema del male ai piedi in bici), ad esempio non ho deciso di sottopormi a uno di quei controlli bio-meccanici o di messa-in-sella durante i quali ogni singolo dettaglio viene analizzato e ogni più piccolo difetto corretto.

E questi errori si pagano.

Domenica, finita la gara, rispondendo ad alcuni POST su FACEBOOK, ho scritto “e adesso mi prendo una pausa di riflessione”.

E infatti, fatta una bella dormita, lunedì mattina mi sono iscritto per l’edizione 2016.

All'anno prossimo con il gruppo TriRoad !

Massimo

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Commenti
  • momodarabia 20/07/2015 alle 17:00:15 , modificato il 2015-07-20, alle 17:27:48 rispondi
    Non è forte chi non cade mai, ma chi si rialza sempre!
    è un po' una frase da Smemoranda, ma nel tuo caso mi sembra calzante :)

    Davvero complimenti per la tenacia; sono anch'io uno da retrovie e capisco bene la fatica che si fa quando tutti intorno a te sembrano ad una gita al lago, mentre tu hai visioni profetiche ad ogni falsopiano X-O

    Sono sicuro che ce la farai, spero giĂ  l'anno prox! In bocca al lupo e... buon allenamento

    Nicola