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50 KM DI SEREGNO: UN BOTTO DI ROAD!Inserito da piter il 15/04/2016 alle 19:05 nella sezione Ultra
La squadra Ultra RRCM fa il botto a Seregno. Mai come questa volta il titolo non è un’esagerazione. Otto soci presenti nella prova dei 50 km, nostro campionato sociale sulla distanza ma anche, e soprattutto, gara unica di campionato italiano assoluto e di categoria. Tre medaglie conquistate al campionato nazionale, l’argento di Lucio Bazzana nella categoria SM60 e i bronzi di Cinzia Maverna e Piermario Sasso rispettivamente nelle categorie SF40 e SM65+. Ottima prestazione, impreziosita da un crono poco superiore alle 4h per il nostro nuovo campione sociale assoluto, Nicola D’Alessandro. La campionessa sociale assoluta è la già citata Cinzia, mentre Maurizio Colombo e l’onnipresente Lucio fanno proprio il titolo sociale di categoria, rispettivamente per le classi SM50 e SM60. A corona di tutto ciò, un’altra decina di soci presenti sulla gara di contorno, la Mezza Maratona che si è disputata su parte dello stesso circuito della 50 km, con tanti saluti, sorrisi, incitamenti e pacche sulle spalle ogni volta che ci si incrociava lungo la strada. Vista la particolarità della prova (e l’importanza dell’evento) vi proponiamo due pezzi: Giuseppe ci racconta l’atmosfera che si è vissuta domenica in Brianza, Piermario ci parla delle sofferenze e gioie della prova Ultra. Se avete voglia di leggerli, prendetevi cinque minuti del vostro tempo. Meritano entrambi. Solo alla fine potrete trovare e analizzare i risultati ufficiali degli atleti blu-arancio. Lasciate da parte la curiosità e godetevi la lettura. MENO MALE CHE HO FATTO SOLO LA MEZZA – di Giuseppe Mauri Gran bella giornata ieri a Seregno, sia dal punto di vista climatico (anzi, dal punto di vista climatico, fin troppo bella, tanto che i lunghisti hanno avuto qualche problema con il caldo eccessivo), sia dal punto di vista meramente sportivo. Una ‘Cento Chilometri’ è sempre un evento, soprattutto quando si tratta di una competizione con una grande tradizione (non è il Passatore, ma la 100 km di Seregno è diventata una competizione ormai abituale nel panorama Ultra). Se poi questa gara si corre in contemporanea ad una 50 km valida come campionato italiano e ad una 21 km molto partecipata, senza dimenticare l’allegra e colorata non competitiva, allora capirete perché si può parlare senza dubbio di una bella giornata di sport. Il percorso di gara, in tutta onestà, non è il massimo dal punto di vista paesaggistico: la parte che si snoda nel Parco della Porada compensa un poco l’insipienza del tracciato che corre per lunghi tratti di fianco la statale 36 e poi tra i capannoni di una zona industriale. Ma i responsabili di gara, come sempre, sanno compensare la scarsa attrattiva del percorso con un’organizzazione assolutamente impeccabile; già solo questo rende la gara una prova cui vale la pena partecipare. A me poi piace scherzare sul fatto che, iscrivendoti alla Mezza, ti becchi una maglietta con su scritto “100 Chilometri” anche se ne corri solo 21. Si tratta di uno sconto di quasi l’80%. Mica poco, converrete… Ma perché sono qui a menarla con questa benedetta gara che, in fondo, è una delle tante che si corrono in questi weekend di primavera? Una ragione c’è. Niente fango ma strade asfaltate; niente chiodi ma distanze da quattro a quasi dieci volte di più rispetto alle tenzoni del cross Brianzolo, ma i protagonisti dell’inverno c’erano quasi tutti. Incredibile ma vero! Mancava il GP, che ancora non si è ripreso da una brutta botta patita proprio all’ultima tappa del Brianzolo. Ma gli altri ‘aficionados’ c’erano tutti. Qualcuno correva la mezza (il Professor Scala, il Fausto, super presidente dei Cremellas, il Bruno suo cognato e il sottoscritto); altri, i più tosti, erano in gara sulla 50 km e mi riferisco ai ‘gemelli diversi’ Piermario Sasso e Lucio Bazzana. Una menzione particolare per il Presidente Fausto. Partito come un missile, lo perdo di vista dopo neanche un minuto. Intorno all’ottavo chilometro incontro un Cremellas e gli chiedo dove cacchio fosse finito il loro Presidente. Il tipo, con malcelato orgoglio e deferenza verso l’autorità, mi risponde che il presidente è avanti e non di poco: “Almeno un chilometro”!! Di fronte a cotanta dimostrazione di stima, non sto a discutere sulle modalità di calcolo (per la miseria, non può avermi dato 5 minuti di distacco in soli otto chilometri) e procedo un po’ abbattuto. Dopo qualche chilometro (e un paio di falsi allarmi) vedo in lontananza la sagoma del Fausto. Mi impegno per raggiungerlo e lo affianco con indifferenza e malcelata soddisfazione per avergli agganciato le caviglie. Con altrettanta indifferenza gli chiedo come mai non fosse più avanti (e già pregustavo la scena in cui lui mi racconta delle scuse e io faccio finta di credergli); invece mi mostra le ginocchia insanguinate: nella foga e nella folla dei primi chilometri non ha visto una transenna, schivata all’ultimo momento da chi lo precedeva, ed è ruzzolato a terra, ferendosi ad entrambe le gambe. Inoltre, nella foga di rialzarsi rapidamente, si è probabilmente stirato la coscia, e ora corre con un dolore fastidioso. Alla fine arriverà al traguardo non più di un paio di minuti dopo di me. Insomma: uno è Presidente mica per niente, no?? Ho incontrato parecchi Roads sul percorso. Mi piace nominare l’infaticabile Daniel Facchinelli che, a una settimana dalla maratona di Milano, corre sereno la gara dei 50 km, e citare l’immarcescibile Marco Dari, il quale – con passo felpato ma redditizio – macina i 50km con apparente indifferenza. Grazie al percorso comune, al differente passo con cui si corrono due gare del genere e al differente orario di partenza, ho avuto la possibilità di incrociare e salutare tutti, tranne uno, che, come d’abitudine, anche se c’è, non è sicuro che lo vedi. Succedeva di intravederlo solo per un attimo su circuiti da sei chilometri, figuriamoci se è facile incrociarlo su un anello da 20! Voci incontrollate dicono che abbia mandato a quel paese il povero Professore e tutti noi, rei di non averlo accompagnato sulla stessa distanza da lui scelta. Ma io non ci credo. Un cavaliere non ha mica bisogno di noi ‘Sancho Panza’ per combattere la giusta tenzone. Lucio, sei sempre nei nostri cuori. Ci vediamo al Fosso Bergamasco! UNA FA(TICA)CCIA DI BRONZO! – di Piermario Sasso La 50 di Seregno è, dal punto di vista del percorso, una... falsa piatta. E' vero infatti che i dislivelli non sono rilevanti (solo tre sottopassi nella parte centrale del circuito da 20K con relative discesine e salitelle); ma è anche vero che ci saranno seimila curve a novanta gradi che, alla lunga, diciamo così... si fanno sentire. Seregno dal punto di vista paesaggistico non offre granché; ma l'organizzazione è super, gli incroci presidiati a dovere e la segnaletica del percorso puntualissima: c'è un cartello ogni volta che ti aspetti di trovarlo. Correre su un circuito non è esattamente la cosa che preferisco, ma c'è il vantaggio di gareggiare vicino a casa e comunque l'aria... è già migliore di quella di Milano. La giornata offre un cielo terso e un sole che picchia, ma l'aria all'ora della partenza (le 8 a.m.) è frizzante e piacevole. Una ultramaratona, per quanto breve e veloce come questa (naturalmente tutto è relativo...), è prima di tutto uno stato di sospensione, un'assenza (giustificata) dalla fatica del vivere, forse a volte anche uno stato di beatitudine. Non che manchino i problemi: innanzi tutto hai una strategia di corsa da mettere a punto e da rispettare: vale per quelli che si allenano sulla distanza e anche per quelli che, come me, si allenano, più che a sensazione, direi ad minchiam. Decido di partire con un ritmo un poco più lento della maratona della domenica prima: 5:30 al km anziché 5.20; ma, trovandomi per caso nelle prima file (l'ingresso nella gabbia di partenza avveniva dal davanti) e anche per l'effetto emulativo di quelli attorno a me che scattano come centometristi, mi trovo a correre i primi 5 chilometri a 5:15. Però mi sento bene e procedo su questo ritmo fino al primo ristoro, poco prima del quale vengo superato da Lucio Bazzana. La disposizione d'animo rilassata con la quale corro (questa come ogni altra ultramaratona) fa sì che i primi dieci chilometri passino quasi senza che me ne accorga: riesco a stare 2 minuti sotto la mia personale tabella che prevede: 55' ai 10K, 1:50' ai 20K, 2:50' ai 30K, 3:50 ai 40 e 4:50 all'arrivo. Anche ai 20 sono sotto di 2 minuti: lì vengo raggiunto da Marco Dari, che ha un passo leggero e costante, mentre poco dopo il decimo mi aveva superato Daniel Facchinelli (anche lui reduce, come me, dalla MCM della domenica avanti). Sono sotto di 2 minuti anche ai 30K, dove arrivo ancora abbastanza fresco, pur avendo accusato doloretti muscolari a entrambi i glutei che, dopo un poco, sono tuttavia passati (nella maratona della domenica prima invece me li ero portati fino all'arrivo). Ai meno venti dal traguardo, come mi aspettavo, comincia un'altra gara, tutta diversa dalla prima parte: temperatura più alta (che mi ammazza implacabilmente), fatica da desuetudine a correre su distanze lunghe come queste, un po' di disidratazione (più di tanto il mio stomaco non riesce a ricevere, anche se col tempo è migliorato). Il segmento tra i 30 e i 40 chilometri (fatto per la seconda volta) è il peggiore sotto ogni profilo: il percorso per almeno 6 Km corre a fianco della statale 36 in leggera ma implacabile salita con i tre sottopassi che a questo punto diventano veri e propri percorsi di guerra (specie i tratti in discesa a causa dei dolori ai muscoli anteriori delle gambe). Non c'è un metro di ombra (hanno potato una bella siepe che dava ombra per almeno un chilometro) e il sole oramai picchia di brutto. Amministro le forze pensando che gli ultimi 8 km, andando in senso contrario, saranno in leggerissima discesa (in realtà non è neppure tanto vero, ma che cosa non si fa per campare…). Al 42° km, dopo che al ristoro del 40° mi sono concesso una sosta di almeno due minuti, mi raggiunge Flavio Zampedri (anche lui, come Marco Dari, corre con un bel passo leggero e costante, da ultramaratoneta vero), al quale chiedo che ore sono dal momento che il mio crono mi ha abbandonato: erano le 12:05 e la cosa un poco mi consola (credevo peggio) ma anche mi preoccupa perché non so se reggerò a correre gli ultimi 8 km abbastanza veloce per arrivare almeno sotto le 5 ore (obbiettivo minimo). Beh, diciamo che, stringendo i denti e raccogliendo le forze, ce l'ho fatta: alla fine arrivo con 1 minuto e 40 secondi sotto le 5 ore (ma 8 minuti e 20 secondi sopra il mio obbiettivo). Ho corso gli ultimi 10 km impiegando circa 5 minuti in meno che nei precedenti 10. E' stato fondamentale saltare l'ultimo ristoro: se mi fossi fermato sicuramente non ce l'avrei fatta a ripartire su un ritmo decente. Poi, vabbè, c'è anche la soddisfazione di avere conquistato la medaglia di bronzo al campionato italiano FIDAL come terzo di categoria: ma a me hanno dato più soddisfazione quegli ultimi 8 km corsi con determinazione! Le cose più belle sono state l'incitamento dei miei amici ROAD della Mezza (Antonella, Giuseppe Stefano…) sia al passaggio dei 10 sia nel corso dei secondi 10 km quando mi hanno raggiunto; e l'abbraccio con Antonio Brillo che era lì ad aspettare tutti al termine della gara. Quando indossi la maglia del ROAD non sei mai solo. Anche nelle distanze Ultra!
50 KM DI SEREGNO
Commenti
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CREMELLA'S & CO.. “MA NON HAI VISTO LA CLASSIFICA...MI SA' CHE SEI...” “speriamo non mi tocchi ancora quelli del -...SIAM PRONTI ALLA MORTE..-”
FIUUUUUU !!! SECONDO ! MICA AVREI COPERTO LA T-SHIRT DELL' ERNESTO PER LA MAGLIA FIBAL !
E CHE DIAMINE... CON QUELLO CHE MI PASSA LO SPONSOR !
MA CHE STRANI I MANZONI ! IRONIZZANO , AMMICCANO, BORBOTTANO COME RAZZE UMANE IN VIA DI ESTINZIONE, NEMMENO GESTICOLANO CON FILI CHE PENDONO DALLE ORECCHIE !!!! LA BRIANZA DA BERE !
SULLA MOQUETTE AZZURRA SI DIMENTICANO LE TRANSENNE ASSURDE DA SCANSARE, DA AGGIRARE, DA NON CONSIDERARE A SECONDA DEGLI ADDETTI IN LOCO, GLI ATLETI CHE TRANQUILLAMENTE “TAGLIANO”, LE BICICLETTE FIGLIE DI QUELLI CHE SCORRAZZAVANO SULLA PISTA DEL PARCO “CHIUSO AL TRANSITO” GIA' NELLA “SEI ORE DELLA PORADA” DEL LONTANO....
QUANDO RIMARCO LA COSA ALL' ORGANIZZATORE IL PRESIDENTE IUTA ZUCCHINALI E IL SELEZIONATORE FIDAL SCEVAROLI TORNANO IN FRETTA E FURIA A SUDARE PACCHE VISCIDE ALLA FOTOCAMERA DEL MANDELLI.
SE IL FAUSTO SI SFRACELLA CONTRO UN OSTACOLO IMPREVEDIBILE E
“L' ORGANIZZAZIONE E' IMPECCABILE” LE COLPE RICADONO SUL FATO.
FORSE DOVREI OPTARE ANCH'IO PER ARMI MENO INGOMBRANTI DELLA PENNA PER PROSTRARMI AL DESTINO CRUDELE...E NON RISCHIARE DI INFILZARE LE MENINGI NEI “SENTITI” EVVIVA, COMPLIMENTI, BRAVI/E, NATURALMENTE SEMPRE A FAVORE DI RIPRESA.