Quanti di voi erano a conoscenza che, tra i vari titoli italiani messi in palio nelle varie specialità dell’atletica, vi era anche il Campionato Italiano della 50 km in salita?
Eppure, è proprio così. Merito (o colpa) di quei pazzi furiosi della Iuta che quest’anno hanno assegnato i titoli tricolori in occasione della 42^ edizione della Pistoia-Abetone, gara disputatasi lo scorso 25 giugno.
La prova dell’Abetone è una gara storica dell’Ultramaratona: si parte da piazza del Duomo a Pistoia e si arriva ai quasi 1400 metri di quota della vetta dell’Abetone, dopo 50 km di strada, quasi tutta asfaltata, con gli ultimi 17 km in continua e costante salita.
Quasi 1800 gli atleti presenti quest’anno, complice il fatto che la gara offre traguardi per tutti i gusti. Alcuni podisti, infatti, si fermano subito al primo intermedio (traguardo di Le Piastre, km 14), altri proseguono fino al secondo (San Marcello, 30 km), i più intrepidi continuano imperterriti fino in fondo, raggiungendo la cima dell’Abetone. Tra questi, i nostri due soci Road presenti quest’anno, Michele Panigada e Paolo Valenti.
Avete già letto le loro performances sul report dei risultati Strada e Ultra della scorsa settimana. Oggi vi facciamo partecipi del racconto di Paolo, uno dei primi interpreti dell’ultramaratona in stile Road. Se oggi il nostro Ultra Team blu-arancio ha già registrato ben 21 atleti nelle classifiche delle varie prove del GP Iuta di Ultramaratona, molto del merito è suo.
Ecco dunque il racconto di Paolo, da lui stesso definito Nostos, in greco antico il ritorno:
La stessa gara, dieci edizioni dopo: dieci anni passati a correre, camminare, maledirmi e sudare guardando sempre in alto, scrutando verso la vetta dell’Abetone. E’ stato il mio ‘nostos’, il mio viaggio di ritorno verso il principio. Perché la Pistoia-Abetone è stata la mia prima ultramaratona, nel lonano 2007.
Allora, correvo da quattro anni. Ma solo cross e mezze maratone. Io però corro piano, le gare corte e veloci non fanno per me, non faccio in tempo a riconoscere la fatica, a lavare e ripulire i miei pensieri, a mettermi alla prova. In breve, non sono le mie gare.
L’Ultramaratona, invece, è tutt’altra cosa.
La gara dell’Abetone, in sé e per sé, è una prova di 50 chilometri con un inizio ed una fine, due salite e tre discese. Non ho mai descritto un percorso, una salita, una discesa, una montagna sullo sfondo perché quel tizio in canottiera che corre o cammina venti metri davanti a me vede le stesse cose con i suoi occhi e, forse, vede qualcos’altro.
Non mi alleno da due anni salvo una decina di chilometri la domenica, e neanche sempre, ma di questa gara conosco le pietre, le case, le facce di chi assiste, il gran vecchio con la barba bianca attorniato da amici e parenti sdraiato sotto un piccolo ombrellone che sfotte tutti quelli che passano, l’uomo con la pompa che bagna tutti e tanti altri caratteristi. Manca l’attore principale o forse è là in cima, l’Abetone mentre tutti noi siamo le comparse, indispensabili ma sostituibili, rinnovabili di anno in anno.
Comparse che corrono, soffrono, mangiano, bevono, camminano, sudano, imprecano, ridono e quando arrivano in cima e tagliano il traguardo, a volte, piangono.
La mia gara è tutta qui, corsa con scarpe da 1500 chilometri, mangiando solo frutta e liquidi presi ai ristori; come al solito niente gel, niente barrette, niente di niente, altrimenti che sfida è??
Solo testa e cuore, cuore e testa (le gambe non ci sono mai state) ma il paradosso è che, al di là del tempo molto alto (7h21’) ho impiegato 35’ in meno dell’anno scorso. Se non mi alleno più del tutto, l’anno prossimo torno sotto le sette ore… Forever on the Road!
I prossimi appuntamenti Ultra riguarderanno più la parte Trail che la parte Strada, con il Gran Trail delle Orobie a farla da padrone, da qui a poco più di due settimane. Ma non mancheranno prove a tempo, sui 50 km o sui 100 km di cui vi daremo notizie ed aggiornamenti. Buone corse a tutti!
Il Team Ultra RRCM