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Mondo Ultra - ecco i campioni sociali della 100 kmInserito da ste_scal il 12/06/2018 alle 14:37 nella sezione Ultra
Da Firenze a Faenza per diventare campioni sociali Road Runners. Si potrebbe sintetizzare così l’avventura dei soci Road alla 46^ edizione della 100 km più famosa d’Italia. Ma la notte del Passatore non è stata solo questo, bensì un concentrato di emozioni, sensazioni e prospettive diverse. Potrete leggerne ampi resoconti sul prossimo numero del Runners Post.
Grazie alla super prestazione di Faenza, il Road ha riconquistato il secondo posto nella classifica del GP IUTA di Ultramaratona. Analogamente, siamo al secondo posto anche nella graduatoria del GP IUTA di Ultratrail. La stagione 2018 si sta rivelando molto proficua per i nostri colori. L’annata è in pieno svolgimento, le gare sono ancora tante: da qui a fine anno potrà succedere di tutto, con altre squadre che torneranno pericolose e nuovi team che si affacceranno in classifica. Per questo non dobbiamo mollare il colpo ed essere presenti in gara in ogni dove, su strada o sui sentieri. Tanti nostri soci Ultra saranno al via delle prossime prove estive, sia su asfalto sia in montagna. Ma l’appuntamento che vogliamo consigliare a tutti è per il weekend del 22-23 settembre quando, in un unico fine settimana, si disputeranno tanto il Campionato Sociale di Trail e Ultratrail a Campo dei Fiori (Varese) quanto il Campionato Sociale su distanze orarie (6h – 12h – 24h) a San Giovanni Lupatoto (Verona). Sarà quello il momento in cui schierare tutta la squadra compatta, sia i trailers nella città-giardino sia gli stradisti sulle colline del Soave. Contiamo su tutti voi soci IUTA per portare a casa un sacco di punti e dare una svolta decisiva alle classifiche dei Grand Prix. Di questo avremo modo di riparlare nelle prossime settimane, per adesso godetevi la notte del Passatore dalla viva voce dei protagonisti, i nostri campioni sociali assoluti Laura Sallusti (prima le donne, noblesse oblige...) e Stefano Giusti. IL MIO PASSATORE – di Laura Sallusti Questo non doveva essere l’anno del Passatore, nella mia testa era questa una gara con cui certamente prima o poi avrei fatto i conti ma, nella programmazione mentale che saltuariamente ogni runner si fa, era destinata ad un futuro non meglio definito. Poi in una fredda mattina di febbraio in quel di Vittuone, prima della classica Mezza, incontro Stefano ed Antonella che mi instillano l’atroce dubbio: “Dai quest’anno c’è un bel gruppo di soci Road che affronteranno la 100 dei sogni – mi dice lei – non puoi perdere quest’occasione”. Devo ammettere che le loro parole non hanno faticato più di tanto a solleticare il mio spirito di sfida con me stessa e così, già nei giorni immediatamente successivi, decido di cedere a tale tentazione. Ed ora eccomi qua, l’impresa è stata compiuta e sono grata ad entrambi per aver dato lo stimolo alla mia partecipazione. Sono tanti i motivi per cui questa esperienza è stata indimenticabile seppur impegnativa, tra questi i principali per cui lo rifarei mille volte sono innanzi tutto due. Innanzitutto la preparazione. Come spesso accade nel nostro amato sport la parte più bella di una meta così importante è il viaggio intrapreso per arrivarci; in questo caso ancora di più perché ho avuto l’occasione di condividere buona parte del percorso di avvicinamento con un fantastico gruppo di cui sono contenta ed onorata di essere entrata a far parte, con cui ho condiviso dubbi, fatiche e gioie. Il secondo è un singolo momento vissuto all’interno di quelle 12 ore abbondanti di gara. Ad un certo punto, era già buio da un po’, non saprei dire l’ora (il bello di una prova così è anche l’assoluta relatività che assume il concetto di tempo), ho guardato a destra e c’era un fiumiciattolo, intorno il buio con la luce emessa dalla mia lampada pettorale ad illuminare la strada immediatamente davanti a me e sopra le stelle, luminosissime. Ecco lì in quel dato momento, nonostante la fatica e qualche doloretto, mi sono sentita in pace col mondo come non mai; ed è in questo momento che si racchiude a mio parere il senso di imprese del genere, nulla di più e nulla di meno. In conclusione, ringrazio quindi tutto il gruppo ultra dei Road per avermi accompagnato in questo percorso (non ultimo il mitico Pucci che, nonostante non abbia potuto partecipare, mi ha aiutato coi suoi consigli da persona d’esperienza); Antonella per avermi ‘tirata dentro’ e Stefano per aver partecipato al mio coinvolgimento ma soprattutto per tutto ciò che ha fatto per la squadra durante la gara e per avermi permesso di affrontare la prova serenamente per quanto riguardava l’aspetto logistico. Ovviamente, questo è un inizio e non vedo l’ora di proseguire la strada. LA NOTTE DEL PASSATORE – di Stefano Giusti Ti è mai capitato di ridere senza motivo in un posto in cui non avresti potuto farlo? A me capitava a scuola. Provavo a trattenermi, ma a volte scoppiavo comunque in una risata di quelle in cui ti manca il fiato e ti vengono le lacrime agli occhi. Mi è successo di nuovo qualche giorno fa, dopo il Passatore, quando mi sono trovato pervaso da una sensazione di diffusa euforia. Un effetto collaterale di cui nessuno mi aveva parlato prima, che non aveva a che fare con l’aver tagliato il traguardo, o aver centrato un obiettivo, ma soltanto con l’aver fatto parte di una festa popolare unica che mette in scena ogni anno la sua storia fatta di re e briganti che si inseguono correndo, attraverso luoghi senza tempo, e di gente che applaude, ti incita, si accalca lungo i tornanti, esulta quando la strada sale e rimane lì per te tutta la notte. Coperta e brandina, musica e barbecue. Il Passatore è un viaggio fatto di chilometri e salite che per me è durato sei mesi e poco più di dodici ore ed ha avuto inizio quella sera a novembre in cui ci siamo incontrati in sede per parlare, per la prima volta, della gara. Le parole di Pucci, che il Passatore lo aveva già corso due volte, mi sarebbero tornate alla mente nei mesi a seguire. Il riferimento ai vantaggi che può avere chi si fa aiutare lungo il percorso, in termini di risparmio di tempo, mi ha fatto capire che lo spirito della gara era quello di farcela da soli. Partivo dalla DeeJay Ten dell’ottobre scorso, fatta dopo due anni senza correre, con alle spalle qualche Mezza ed una Maratona soltanto, tutte con tempi modesti. Mi sono allenato con l’impegno e la costanza di chi è consapevole di dover recuperare lo svantaggio di non essere particolarmente portato per questo sport. Ho corso a Milano e a Genova, sempre da solo, in strada e in pista, in salita e in pianura, di giorno e di notte. Le sfide più belle sono state quelle con me stesso sulle alture di casa, in Liguria: luoghi dove non ero mai stato prima a piedi, dove andavo di sera per correre al buio e abituarmi a pensare in silenzio. Dove il frastuono della natura ha messo alla prova le mie paure. Ricordo i pipistrelli all’imbrunire, quella volta che ho corso un tratto di strada insieme a una lepre. L’incontro con un cervo dalle corna lunghe e il rumore dei suoi zoccoli sull’asfalto. La parete di roccia sopra la strada dove la mia torcia illuminava occhi animali che fissavano immobili il mio passaggio. E poi, l’abbaiare dei cani, lo stridìo dei rami degli alberi nel mezzo di una tempesta di vento, il temporale e fulmini in lontananza sopra il mare. Una avventura unica che mi ha portato già molto appagato al mio arrivo alla partenza di Firenze. Poi la gara, il caldo, le salite e la notte pronta ad inghiottirti sulla strada che conduce al traguardo. Sono partito con l’obiettivo di arrivare, non mi sarei mai immaginato che avrei potuto fare una gara così bella. Senza la squadra non mi sarei mai iscritto alla corsa. Altrettanto probabilmente mi sarei ritirato diverse volte lungo il percorso. Ringrazio tutti per avermi spinto a provarci sino all’arrivo. E’ stato davvero bello!
Laura e Stefano nella notte del Passatore (ristoro del 75° km)
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