Il racconto di Gian
Da un po’ di tempo, ogni anno, decidiamo che quello sarà il nostro ultimo anno di Triathlon: è sempre più difficile prepararsi in maniera sufficiente per non fare figuracce in gara.
Bene o male, alla fine però i risultati ci compensano dei sacrifici fatti e quindi, anche quest’anno la decisione drastica viene rimandata.
Inizio stagione, grandi obiettivi in vista: i Mondiali di WinterTriathlon di nuovo in Italia, a Campolongo, sull’Altipiano di Asiago: non potevamo lasciarci sfuggire questa grande occasione.
Già avevamo rinunciato agli Europei di Triathlon Cross, in ottobre l’anno scorso a Ibiza, perché veniva a costare troppo, adesso dovevamo esserci.
All’ultimo momento è apparsa anche la gara di Entracque (CN), valevole come Campionato Italiano di Winter. Ottima occasione per saggiare la preparazione.
A novembre abbiamo iniziato gli allenamenti sugli sci da fondo, passando molti week-end a Riale, unico posto in Italia dove c’era un po’ di neve. Per gli sciatori della domenica come noi la frazione più dura è senz’altro quella sugli sci. Rispetto ai montanari, che sono nati già con gli sci ai piedi, facciamo il triplo di fatica, a pari velocità , e in più soffriamo per l’altezza, a cui non siamo abituati; comunque mettersi in gioco è sempre entusiasmante, anche se le possibilità di successo non sono molto alte.
Campionati Italiani (Entracque)
Il venerdì antecedente alla gara di Campionato Italiano partiamo alle 6 da Milano e in tarda mattinata siamo già sulle MTB a provare il percorso bici: ha nevicato nei due giorni precedenti e il percorso è in gran parte in neve fresca: difficile stare in piedi e non sprofondare con le ruote.
Continuiamo ad abbassare la pressione delle gomme per cercare di”galleggiare” meglio sulla neve smossa, tenendo la pressione bassissima: il rischio è di strappare la valvola, se il copertone scivola rispetto al cerchio in una frenata, ma sulla neve il rischio è minimo.
Il percorso sci è altrettanto tecnico e faticoso: lunghi salitoni, molto ripidi, seguiti da discesoni, altrettanto ripidi con tornanti stretti e rete laterale per impedire che gli atleti volino fuori pista (ma anche finire a tutta velocità con gli sci infilati nella rete non è piacevole, sempre meglio però che finire contro un albero).
Il dislivello totale è di oltre 300 metri su 8 Km. Il percorso a piedi consiste in una salita in neve fresca e una discesa su pista da fondo, per un totale di 3 giri.
Pronti via, mi metto in fondo, per evitare di venire travolto subito da quelli che partono a tutta birra e per evitare di andare subito in affanno. L’altitudine non è proibitiva (intorno al 1000 m), però meglio non rischiare con le partenze troppo azzardate.
Le ragazze partono un minuto dopo di noi: non passa molto tempo dal via e mi affianca la prima, facendo lo slalom fra le retrovie del plotone maschile: noi sembriamo del naufraghi, che sprofondano pesantemente nella neve, lei sembra una gazzella, che vola leggera, quasi non tocca terra. Dopo essermi risparmiato abbondantemente in salita, comincio a sferrare il mio attacco in discesa, sul fondo compatto, cominciando una lunga serie di sorpassi.
Decido che quella è la tattica giusta per me: riposarsi in salita, per spingere al massimo in discesa.
E così per tutti e tre i giri: quelli che supero in discesa, sono molti di più di quelli che mi passano in salita. Nell’ultima discesa supero pure parecchie ragazze che mi avevano superato in precedenza, ma che pagavano lo scotto di una partenza troppo brillante.
Entro in zona cambio, secondo della mia categoria, ad uno ad uno, anche se la corsa non è la mia specialità , li ho infilati quasi tutti. Il concorrente toscano, il più veloce della mia categoria, se ne è già andato via con la MTB da un pezzo; la cosa non mi preoccupa, tanto so già che lo prenderò in bici, come ho sempre fatto, devo solo stare attento al concorrente di Cuneo, che corre piano, ma va forte in bici e sugli sci, e che fra l’altro gioca in casa. E infatti, dopo poco più di un giro, vedo il toscano in difficoltà nella neve fresca, che spinge la bici a mano, tenta di risalire, piantandosi nuovamente e scendendo di nuovo a spingere. In neve fresca, quando ti fermi, sei perduto: se tenti di risalire in sella, l’unico risultato è un buco per terra, affondi, affondi, pedali , pedali e la ruota gira a vuoto, sprofondando nella neve. L’unico modo per passare è in velocità , senza forzare sui pedali, mantenendo l’equilibrio, cercando di restare sempre sulla cresta dell’onda. E infatti lo passo in velocità insieme a un numero considerevole di concorrenti, che si intraversano e scendono a spingere. Alla fine del tratto brutto, una salitella su asfalto, mi giro indietro, il vuoto più totale. Oramai non mi prende più (penso) e procedo in relax, per tirare il fiato. Nell’ultimo giro cerco di andare al risparmio, per non finire la benzina nell’ultima frazione, quella dove fatico di più. Mentre mi cambio le scarpe in zona cambio, sento una bici che atterra pesantemente sulla transenna, di fianco alla mia. Nooooo !!! è il concorrente di Cuneo, quello che gioca in casa, che , con una frazione di bici formidabile, mi ha rimangiato il minuto che gli avevo dato a piedi. Esco dalla zona cambio prima di lui e comincia la fuga frenetica: sento il suo fiato sul collo, mi sembra di essere la volpe che scappa, inseguita dai cani, che la faranno a brandelli, una volta raggiunta: tre giri, col cuore che mi esce dalle orecchie: sulle lunghe salite mi si annebbia la vista, in discesa devo cercare di non finire per terra, se cado sono finito … ogni tanto mi giro, alla fine delle salite, per vedere se arriva il mio rivale, ma, nella moltitudine degli inseguitori, non riesco a scorgerlo.
Mi viene in mente quando, ai Campionati Italiani di Campodolcino ( a 2000 m, raggiunti salendo in funivia e, appena in cima, “pronti, via”), dopo essere stato in testa per tutta la gara, sono collassato sull’ultima salita, 500 metri prima dell’arrivo e, mentre stavo seduto per terra, senza riuscire a muovermi, in attesa che i battiti cardiaci tornassero a una frequenza sostenibile, ho visto passare il mio rivale di Schio, probabilmente già lì da qualche giorno, che tranquillamente se ne andava al traguardo. “Ciao Pittoni” mi ha detto “Sì, sì, stai pure lì tranquillo, che poi ti pago il caffè”. Mi ci vollero altri due o tre minuti, prima che riuscissi a rialzarmi e a raggiungere lentamente l’arrivo. Ma questa volta non è andata così: l’arrivo è stato raggiunto e, prima di vedere arrivare il concorrente di Cuneo, sono passati quasi tre minuti. Gli ho dato altri due minuti nello sci. Mentre tagliavo il traguardo, ho visto il concorrente di Schio (quello che mi doveva offrire il caffè a Campodolcino), che transitava per l’ultimo giro: questa volta gli ho rifilato quasi un quarto d’ora. Sette minuti dopo il mio arrivo, il concorrente toscano (quello che correva forte) veniva superato in volata dal concorrente padovano, il più veloce sugli sci. Luisella, affranta, ma raggiante, terminava vittoriosa la sua gara fra le mie braccia. Regaliamo 15 Punti Società a testa al Road Runners Club Milano.
Campionati Mondiali (Altopiano di Asiago)
Ancora partenza da Milano alle 6 del mattino, questa volta però di mercoledì (abbiamo bisogno di più giorni, per abituarci all’alta quota); siamo già con gli sci ai piedi in tarda mattinata. Tanto sole, tanta neve, ottimo clima. Ci rendiamo subito conto che la Pista Agonistica, sulla quale si svolgerà la gara, è tutt’altro che facile: ancora più salite, rispetto a Entracque, discese tecniche, neanche un metro di pianura per poter rifiatare, giusto i 10 metri, da fare rigorosamente a tecnica classica, prima dell’arrivo. Proviamo, proviamo e riproviamo: fatica, fatica e ancora fatica. Controlliamo i tempi, nessun miglioramento.
Vedo gli Elite che sfruttano i binari in discesa, poi escono dai binari un attimo prima della curva, fanno la curva in velocità e arrivano sparati sulla salita successiva, affrontandola con notevole abbrivio. Provo anch’io, ma arrivo sulla curva a una velocità tale, che volo fuori e finisco con la faccia nella neve. Capisco che l’operazione di rialzarmi, togliere la neve dagli occhiali ritornare sulla pista e ripartire da fermo è leggermente più lunga dei 3 secondi che avrei guadagnato, se tutto fosse andato bene e decido che non è quella la tattica da seguire. Quando finisco il giro di prova Luisella, spazientita, guarda l’orologio e mi dice “Beh, è questa l’ora di arrivare?”.
Il giorno dopo riproviamo e riproviamo, senza migliorare granché. Al pomeriggio proviamo la bici: percorso bellissimo, molto tecnico, ma anche molto corto, troppo corto: è ancora più corto della frazione sugli sci. Non serve guadagnare qualche secondo con la bici, se poi si perdono i minuti sugli sci. Arriva venerdì, mi alzo dal letto, non riesco a camminare: ho sciato troppo, il ginocchio destro, quello più volte operato, è fuori servizio. Farmacia, Voltaren , antidolorifico, oggi non si scia, faccio appena un giretto in bici, ma il ginocchio fa troppo male, resto in macchina a riflettere sulla mia stupidità , mentre Luis, sugli sci, prova e riprova e riprova. Torniamo a casa, alla sera, non sto bene, mi sento la febbre. I termosifoni sono freddi, la caldaia è andata in blocco, telefoniamo ai padroni di casa, che però non rispondono.
Ci infiliamo sotto una coperta e attendiamo l’arrivo dei padroni di casa, che nel frattempo hanno ascoltato il messaggio e arrivano con la legna per accendere la stufa. Più tardi riescono pure a far ripartire la caldaia. Io nel frattempo mi imbottisco di Voltaren e Aspirina e alla notte sto male, mi vengono le coliche addominali e non dormo. Il giorno dopo torno a trovare la mia amica farmacista (oramai ci diamo del tu), che mi consiglia di mollare Voltaren e Aspirina e optare per Vitamina C naturale, che costa il triplo del Cebion. Oramai è sabato, il giorno prima della gara non si prova e ci si riposa per il giorno dopo. Gli Elite stanno facendo la loro gara. Ancora una volta sono i russi a far man bassa di premi.
La notte dormo come un ghiro e la mattina dopo sto bene: un pochino ancora di male al ginocchio, che poi scomparirà quasi totalmente in gara, una volta scaldatasi l’articolazione. Conosco bene i miei rivali, c’è l’Austriaco che da 10 anni vince tutti i Mondiali di Winter, il suo amico che arriva sempre terzo, dopo il ceco, c’è lo squadrone russo, tutti con la divisa della nazionale, che sembrano appena usciti da un film di super-eroi, c’è anche il russo che ai Mondiali di Cogne mi ha soffiato per un minuto la medaglia di bronzo, il tedesco che mi ha battuto agli Europei di Schilpario, ma che poi ho battuto in volata a Cogne, c’è pure il toscano (non quello di Entracque, un altro, che va ancora più forte), che, nelle poche (per fortuna) gare di Winter che ha fatto, è sempre arrivato prima di me. Non manca nessuno, però ce ne sono tanti altri, che non conosco, americani, persino un giapponese (che però, poverino, arriverà ultimo). Mai visti così tanti M65 in un Winter Triathlon. Il toscano, che parte di fianco a me, mi fa vedere i lunghi chiodi che ha sotto le scarpe (e infatti andrà fortissimo, però solo nella corsa).
Pronti via !!! Mi metto in coda al plotone, come da copione, quando sento che le gambe cominciano a girare, aumento un po’, come a Entracque, in discesa supero quelli che mi hanno superato in salita, più qualcun altro, a fine frazione raggiungo il tedesco. Davanti ce ne sono ancora tanti, comunque inforco la bici e do gas. Supero il tedesco, un po’ in difficoltà , il toscano, che ha optato per pedalare con le scarpe da sci (non mi è parsa una buona scelta), tutti i russi e il concorrente dell’Estonia. Non commetto nessun errore e, arrivato in zona cambio, vedo che le bici sulla transenna nella mia zona sono appena 3, e questo mi è di conforto. Mentre lotto con la seconda scarpa, che non vuole far entrare il piede, arriva il toscano, mette la bici al suo posto e parte con gli sci (però il tempo di mettersi le scarpe da sci lo aveva perso prima, mentre io, che ho pedalato con le scarpe da corsa, senz’altro più agevolmente di lui, ho fatto il T1 più veloce). Neanche mezzo giro sugli sci, che lo vedo e quasi lo raggiungo, a quel punto due si agganciano con gli sci, finiscono per terra, altri due cadono sopra, il toscano rimane coinvolto nell’ammucchiata, cade, rompe un bastoncino in carbonio (io sono tornato ai bastoncini in alluminio, dopo aver rotto i bastoncini in carbonio in passato, che, a mio avviso hanno solo la prerogativa di costare il doppio degli altri), riesco miracolosamente a evitare il mucchio e a restare in piedi. Non passa molto tempo che il russo mi supera, a velocità doppia della mia, seguito dal concorrente dell’Estonia. All’inizio del secondo giro mi raggiunge anche il secondo russo, proprio quello che mi aveva soffiato il bronzo a Cogne. Eh no, bello, questa volta non ti lascio andare via, e mi lancio all’inseguimento. Lo tallono per un chilometro circa, poi alla salita lunga, getto la spugna e lo vedo andare via, col suo stile perfetto, mentre io, esausto, proseguo a scaletta fino in cima.
Alla fine sono settimo e riesco a stento a contenere (25 secondi) la rimonta del tedesco, che mi ha rifilato un minuto e mezzo sugli sci, arrivandomi alle spalle. Dietro di noi il padovano, che, con una frazione di sci velocissima (oltre due minuti meno di me), scavalca lo sfortunato toscano.
Ma la soddisfazione più grande deve ancora venire: nell’ultima frazione Luis fa registrare il secondo miglior tempo di categoria e con un finale strepitoso, supera l’americana, più veloce a piedi e in bici, rifilandole la bellezza di oltre sei minuti sugli sci e guadagnandosi l’argento, dietro all’austriaca.
Alle premiazioni, quando la Speaker annuncia “Medaglia d’Argento LUISELLA IABICHELLA, Road Runners Club Milano Triathlon, il pilastro del Winter Triathlon Italiano”, si leva un boato dalle tribune del Teatro Millepini di Asiago, quasi come dopo un goal della Nazionale nello stadio di Calcio dei Mondiali. Quando tutti gli atleti e le atlete sono sui gradini del podio (le premiazioni erano Bi-sex, per guadagnare tempo), rispettivamente Austria, Germania, Italia, Russia, USA e Slovenia, tutti si prendono per mano e sollevano le mani al cielo, mentre continuano gli applausi.
Il punto di vista di Luis
Da novembre scorso avevo un chiodo fisso in testa: allenarmi, allenarmi, allenarmi per i campionati imminenti. Ho fatto fuori un bel po’ di ferie, ho sopportato le temperature rigide di Riale, a – 9, ho provato e riprovato la tecnica libera sugli sci, mi sono allenata in bici, cercando di star dietro a Gian, che mi spronava continuamente, sono stata sempre presente agli allenamento del martedì in montagnetta, ho fatto una promessa al mio coach di tornare vincente, anche se sinceramente non ci speravo.
Ad Entracque, nella distanza classica, dovevo stare attenta unicamente a non perdere tempo con cadute sulla neve, mi accontentavo di arrivare in fondo, tanto avrei vinto facilmente, visto che ero l’unica della categoria. Ad Asiago era un’altra cosa, erano i Campionati del Mondo e dovevo competere con altre donne, ben cinque, provenienti da varie parti del mondo, certamente più preparate di me e più forti, non ci speravo di raggiungere il podio, ma non avrei mollato facilmente. Era comunque bello essere lì. L’organizzazione era impeccabile: ci lavoravano da giorni, per preparare il campo gara, mentre io e Gian eravamo lì a provare i percorsi. Le condizioni meteo era splendide, cielo terso, l’aria era fredda, la neve era fredda e compatta, il sole era caldo, purtroppo fino alla gara degli élite, che si è tenuta il sabato. Domenica ci siamo svegliati sotto la pioggia, che per fortuna è diventata neve in altura e comunque ci ha regalato dei momenti di tregua.
Il percorso di gara era un continuo sali-scendi che avrebbe segato le gambe, perciò dovevo curare l’andatura e gestirmi con criterio per non entrare in affanno, compromettendo l’esito della gara, cosa che poteva avvenire facilmente a 1500 metri di altitudine. Tutto è andato meglio di quanto mi aspettassi: ho tenuto a sufficienza nella corsa, senza farmi staccare più di tanto, in bici non ho commesso errori, e del resto la frazione di bici era troppo corta per modificare in maniera considerevole le posizioni, poi mi sono giocata la gara tutto sugli sci, dando il massimo e, mentre scendeva la neve sempre più fitta, io tagliavo il traguardo in seconda posizione, dopo una frazione di sci fantastica.
Gian il tuo racconto mi ha fatto vivere la gara e a tratti sbellicare, perchè racconta molto di te stesso.
Siete dei grandissimi guerrieri, aspettate ancora a lungo per decidere quale sarĂ l'anno.... dajeee